domenica 6 settembre 2009

CICERONE

Nato ad Arpino (località del Lazio meridionale) nel gennaio del 106 a.C. da famiglia di ordine equestre, Cicerone ricevette successivamente a Roma una sofisticata educazione: fu allievo degli oratori Marco Antonio e Licinio Crasso, dei giuristi Q. Muzio Scevola e P. Muzio Scevola, del poeta Licinio Archia (che poi ebbe a difendere in una celebre orazione), dei filosofi Fedro (epicureo), Diodoto (stoico), di Filone di Larissa, scolarca dell’Accademia nuova. Ebbe anche modo di assistere alle lezioni dell’oratore e retore Molone di Rodi e trasse profitto dalla conoscenza di uno dei principali oratori del tempo, il celeberrimo Quinto Ortensio Ortalo. La produzione poetica ciceroniana di tipo preneoterico e enniano, rifiutata poi in età adulta, risale agli anni della giovinezza del nostro oratore. Nell’80, a soli venticinque anni, sostenne la difesa di Sesto Roscio di Ameria (Pro Sexto Roscio Amerino), che era stato messo in stato di accusa di parricidio da Crisogono, un liberto di Silla. Cicerone vinse la causa e si guadagnò la stima di quelli che odiavano Silla, specialmente popolari e cavalieri. Nel biennio 79-77 ebbe modo di compiere un viaggio d’istruzione in Grecia e in Asia minore, in compagnia del fratello Quinto - si dice anche per avere la possibilità di lasciare per un po' l'Urbe, che per lui, dopo lo scontro "a distanza" con Silla, si era fatta piuttosto scottante. Ad Atene frequentò le lezioni di Antioco di Ascalona, un filosofo eclettico che aveva ereditato da Filone di Larissa la guida dell’Accademia; a Rodi poté poi ascoltare Apollonio Molone (già conosciuto a Roma), un retore famoso, il quale aveva assunto sulla retorica una posizione equidistante tra le due tendenze dominanti, asianesimo ed atticismo. Tornato infine a Roma nel 78, sposò Terenzia, dalla quale ebbe due figli, Tullia e Marco. Doveva poi divorziare da Terenzia dopo trent'anni di matrimonio: ugual esito ebbe inoltre il matrimonio con la sua seconda moglie, Publilia. Nel 75 Cicerone fu eletto questore e ottenne il governo della Sicilia occidentale. Memori dell'onestà della sua condotta come questore, gli abitanti dell'isola a lui si rivolsero per intentare una causa contro il sillano Verre che, mentre ricopriva la carica di pretore, aveva commesso innumerabili illegalità (si trattava in sostanza di un processo per malversazione). Verre, tuttavia, poteva disporre di Quinto Ortensio Ortalo - l’oratore più famoso di Roma - come avvocato difensore: Cicerone ancora una volta trionfò con la sua abile oratoria e Verre scelse l'esilio prima che il processo fosse concluso. Le Verrine (con questo titolo si designa abitualmente il complessivo corpo delle sette orazioni pronunciate contro il pretore Verre) costituiscono dunque un documento estremamente importante dell’abilità di Cicerone in qualità di avvocato. Successo analogo riscosse l’orazione pronunciata perchè a Pompeo fosse consegnato il comando delle operazioni militari per la guerra contro contro Mitridate (Pro lege Manilia o De imperio Cn. Pompei).
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