domenica 12 dicembre 2010

La leggenda di Babbo Natale

La leggenda di Babbo Natale


A Nord del Circolo Polare Artico, nell'Europa settentrionale, esiste una regione: la Lapponia (nella lingua indigena, Same).
E' una regione sterile, parte montuosa, parte piana, con boscaglie e cespugli. Vi sono alcune miniere di rame, d'argento, di piombo, ma sono poco sfruttate. Dai suoi monti scendono parecchi fiumi. Vi sono pure molti laghi, alcuni dei quali abbastanza vasti. Il clima è rigido. Prevale la tundra, ma ci sono anche boschi di conifere e betulle.
Nelle parti meridionali la giornata più lunga è di 24 ore, e
nelle settentrionali è di tre mesi.
I Lapponi sono di razza finno-ungherese; tuttavia, nella forma e figura del corpo, differiscono assai dai Finni Gli uomini hanno la statura media di m. 1,53 e le donne di m. 1,47. Sono di color giallognolo
Riguardo al modo di vivere, si distinguono in Lapponi dei monti, Lapponi. dei boschi e della costa o pescatori. I primi sono nomadi e allevano le renne che sono la loro unica ricchezza e dalle quali traggono tutto ciò che abbisogna alla loro vita.

Alcuni vivono in capanne coniche smontabili per poter seguire le renne nei loro spostamenti.
La religione predominante è il cristianesimo, ma sono ancora attaccati alle antiche usanze pagane degli antenati.

In questa terra viveva un giorno un simpatico vecchietto da cui nasce la fiaba di BABBO NATALE

In una capanna del bosco, tra boschi e ruscelli,
Natale coltivava il suo orticello, curava le sue renne,
viveva tranquillo.
Vestiva sempre di rosso, il suo colore preferito.
Era un vecchietto assai buono e generoso ed aiutava tutti i suoi vicini.
Un giorno pensò che era troppo poco quello che stava facendo e decise di studiare come dare agli altri qualcosa di più.
Fece un sogno:

Nel sogno gli apparve un angioletto: era molto bello e grazioso
e, con voce soave, gli parlò del mondo lontano dove
tanti bambini aspettavano un dono che però mai avrebbero potuto avere.
L'angioletto gli disse che avrebbe dovuto partire e caricare la sua slitta con tanti regali: glieli avrebbe fatti trovare lui.
Gesù Bambino l'avrebbe guidato e mai gli sarebbe mancato il suo aiuto.

Fiducioso Natale rispose che avrebbe ubbidito.
Al risveglio ricordò il sogno e decise subito di partire.
Chiamò i suoi figlioli e li invitò ad accompagnarlo.

Il maggiore, Nat, fu felice della proposta e, con i tre fratellini più piccoli, aiutò il Babbo a prepararsi.
Uscirono dalla loro casetta

Attaccarono alla slitta le renne più forti e così Natale divenne BABBO NATALE
e cominciò la sua avventura.

Attraversò boschi e colline, salì sulle montagne,
passò ponti e superò valli, sempre alla ricerca di chi poter aiutare.

Arrivò in una città bellissima, dove pensò che tutti fossero felici.
Ma non era così! Infatti, fermatosi davanti ad un grande edificio, gli parve di percepire dei pianti di bimbi.
Si trovava di fronte ad un orfanotrofio dove molti bambini piangevano nella loro solitudine.
Natale ritenne che quello doveva proprio essere il luogo dove portare un po' di gioia.
Suonò alla porta e una donna gli aprì domandandogli che cosa volesse.
"Sono venuto a fare visita ai bambini che si trovano qui.
Ho portato dei doni per loro"
"Bravo! - disse la signora - questo è proprio il giorno di Natale e questi poveri bimbi non hanno nessuno che si ricordi di loro."
Natale entrò e, come lo videro così vestito di rosso e allegro,
gli si fecero incontro festosi ed egli cominciò ad aprire un grosso sacco.
Tutti gli occhi erano sgranati per vedere che cosa ci fosse.

Ecco la prima scatola! Come fu aperta saltò fuori un orsacchiotto e tutti si misero a ridere. Altre scatole contenevano giocattoli di ogni tipo, mai sognati da quei bimbi.
Babbo Natale era più felice di loro e capì che quella era proprio la sua missione:
portare doni ai bambini il giorno di Natale.

Saltando e ballando per la gioia, proseguì il suo viaggio.
Si trovò davanti ad un altro grande edificio e
volle entrare per vedere se ci fossero bambini.
Era un ospedale!
I ricoverati erano tutti piccolini di pochi anni.
Natale portò con sé i suoi figlioli e fece porgere da loro giocattoli e dolcetti.
Come era bello vedere la felicità di quei bimbi.
Natale però volle anche andare negli altri reparti.
C'erano adulti malati e tristi. Anche a loro portò doni: non giocattoli, ma libri, riviste, leccornie.
Tutti erano stupiti e il sorriso ritornò sui loro volti.
Cammina, cammina, anzi galoppa, galoppa,
si trovò vicino ad una casetta.

Bussò alla porta: sentiva che lì era atteso.
C'era un grande albero addobbato, un abete e, ai piedi, un gattino
assai grazioso che si divertiva con un giochino.
Depose sotto l'albero alcuni doni cercando di indovinare i gusti dei padroni di casa. Poi restò a guardare.
Ad un tratto due bimbetti si affacciarono alla porta
con un bel pigiamino a fiori.
Di soppiatto scrutarono il locale e videro i pacchi ai piedi dell'albero.
"Hai visto? Quanti regali, disse il maschietto alla bambina,
chissà chi li ha portati!! "
"Li apriremo domani mattina con babbo e papà" -
disse saggiamente la bimba. "Chissà se ci sarà qualcosa anche per Francuccio!"
Francuccio era un bambino handicappato e per questo non si era unito ai fratellini per la perlustrazione,
Babbo Natale rimase pensieroso quando capì di che si trattava.
E pensò:
"Che cosa potrà mai piacere ad un bimbo in carrozzella? Certo non una palla né un cerchio. Il poverino non può correre"
Pensa e ripensa decise di procurargli un esserino vivo e docile.
Il gattino c'era già. E allora?
Allora decise per un uccellino. Un uccellino ammaestrato, che gli volasse in mano ad un suo richiamo per prendere il cibo e cinguettasse per rallegrare la sua infermità.

Già! Ma Musetto, il gattino di casa, come si sarebbe comportato?
Si sa che i gatti acchiappano gli uccelli oltreché i topi...e allora?
Bisognava tenere Cip Cip in una gabbietta, non tanto piccola,
perché potesse svolazzare e, quando lo si faceva uscire,
stare attenti che Musetto si trovasse in un'altra camera.
Di questo si preoccuparono i fratellini che, trovata la gabbietta accanto a Francuccio, capirono il da farsi anche perché nella gabbia c'erano le istruzioni lasciate da Babbo Natale e furono felici del dono che aveva ricevuto il fratello e
con lui si rallegrarono.

In un villaggio vicino c'era un raduno di giovani.
Il nostro caro vecchietto li osservò e capì
che tra di loro c'era qualcuno un po' birbantello.
Si chiamava Marco.
Sembrava il capo di quella banda e stava parlando.
"Provate questa sigaretta, per una volta che male vi può fare?"
Stava esortando gli amici a fumare uno spinello.
Babbo Natale capì al volo il pericolo che quei ragazzi sprovveduti stavano correndo.
Si avvicinò loro e cominciò a trattenerli con un simpatico discorso, come se niente fosse. Domandò loro di dove venissero e raccontò che lui stava facendo un lungo viaggio. Parlò della sua terra, dei suoi figli, delle sue renne e del compito che si era prefisso.
Quei giovani, che non erano cattivi, lo ascoltarono con interesse
e gli rivolsero molte domande.
Quando Natale parlò di Francuccio si commossero
e dissero che avrebbero avuto piacere di seguirlo in uno dei suoi viaggi.
Solo il birbantello rimase indifferente, anzi fu scocciato di aver dovuto interrompere la sua offerta precedente. Sperava di riuscire a vendere la droga per ricavarne un guadagno.
Cominciò a canzonare Babbo Natale per il suo abbigliamento,
a metterlo in ridicolo di fronte agli amici e
cercò di distoglierli dall'ascoltarlo.
Però ormai Babbo Natale aveva fatto presa sul loro cuore e tutti zittirono il briccone.
Nat, il più grande dei figli di Natale, li invitò ad accompagnare lui e il babbo nel prossimo viaggio.
Natale capì che questo era il dono più bello che avesse fatto fino ad ora: proteggere i giovani.
Marco se ne andò deluso, mentre gli altri prepararono il loro viaggio al seguito di Babbo Natale.
Chi voleva salire su un'auto, chi su una moto, ma Natale propose loro di utilizzare una slitta come la sua.
"Ma dove la troviamo? Qui non ce ne sono e neppure le renne"
"Non preoccupatevi: ci penso io"
Sapeva che l'angioletto del suo sogno non l'avrebbe abbandonato e si rivolse a lui con una preghiera.

Arrivò Anghel, suonatore di violino e, sentita l'esigenza dei giovani, usò l'archetto del suo violino come una bacchetta magica ed in un momento apparve una slitta nuova di zecca guidata da due renne.
I giovani, sempre più meravigliati, non si fecero neppure invitare
e vi salirono sopra.
Erano quattro, ma ci stavano comodamente.
Natale riprese il suo viaggio seguito da loro che si misero a cantare liete canzoni.

Sorvolarono mari e montagne, città e villaggi. Già: le slitte avevano il potere fi alzarsi in volo!
I giovani erano stupiti e più che mai felici.
Avevano dimenticato Marco e lo spinello.
Non avevano occhi e orecchie se non per ammirare
ciò che potevano osservare.
Arrivarono in una città sconosciuta con tanti grattacieli.
"Qui sì che ci sarà da fare!" esclamò Babbo Natale.
Infatti gli abitanti erano moltissimi
ed i bambini assai numerosi.
Scesero in una zona della città dove gli abitanti erano scuri di carnagione e all'apparenza molto poveri.
Non vivevano in belle casa, ma in catapecchie, che contrastavano
con le sfarzose abitazioni vicine.
Era un ghetto. Negri sfruttati dai bianchi e da loro isolati.
Lavoravano nelle piantagioni pagati e trattati male.
Non avevano quasi più desideri.
Ma i bimbi, come tutti i bambini del mondo, sognavano.
Sognavano giocattoli, dolci, felicità e sapevano che a Natale
possono avvenire anche i miracoli.
Conoscevano il Natale, ma temevano che sarebbe stato
un giorno triste come tutti gli altri.
Ma si sbagliavano: infatti Natale capì che proprio lì doveva fermarsi.
Con i suoi figli ed il suo seguito si presentò loro
ed offrì tante di quelle cose che neppure potevano sognarsele.
Gli occhi sgranati, stupiti, ma pieni di felicità quei bimbi non sapevano dire altro che "Grazie, grazie, grazie!"

Il viaggio prosegue. Lungo la strada incontrano paesaggi nuovi e animali mai visti se non allo zoo od al Circo. I giovani, che seguivano Natale nei suoi spostamenti, erano raggianti di felicità e di stupore.
Ecco passare un grazioso cerbiatto. Sembrava intimorito, quasi spaventato dalla vista di qualcosa o di qualcuno che temeva alle sue spalle.
Infatti ecco apparire una tigre

Non era molto minacciosa, sembrava andare per i fatti suoi, ma, si sa, i cerbiatti sono facile preda dei grossi carnivori, così il nostro amico si impaurì e cominciò a scalciare per preparasi alla fuga.
La tigre passò oltre e il cerbiatto, tranquillizzato, proseguì il suo cammino.

Lungo la strada incontrarono un altro Babbo Natale.

Era il fratello di Natale. Come lo vide Natale primo (chiamiamolo così per non confonderci) fu felice. Era molto tempo che non si vedevano: abitavano in due case diverse e non sapevano l'uno dell'altro delle decisioni prese di portare doni.
Stupiti dell'incontro si fermarono e si abbracciarono felici, mentre i tre piccolini saltavano di gioia.
I ragazzi del seguito guardavano meravigliati. Non si aspettavano tante sorprese...
I due fratelli si scambiarono notizie e ciascuno volle ammirare i doni portati dall'altro.
C'erano bambole, orsacchiotti, altri animali di peluche, giochi elettronici,
dolci, confetti, torte, caramelle di ogni forma.
"Proseguiamo insieme per un tratto, così continuiamo le nostre confidenze" -
propose Natale primo.

Quante cose avevano da dirsi! Quante esperienze maturate
nei loro viaggi!
I ragazzi ascoltavano sempre più meravigliati: non si aspettavano di venire a conoscere tante meraviglie e ben presto dimenticarono la loro vita fatta di tante sciocchezze e vanità.

Dopo aver scavalcato monti, superati fiumi e città, arrivarono
in un bellissimo paesino di montagna.
La neve era scesa in abbondanza e lungo le piste
gli sciatori sembravano volare.

"Ecco un modo per festeggiare l'inverno. E poi dicono che sia una stagione triste. Certo, non c'è sempre il bel tempo, ma la natura offre spettacoli sempre bellissimi e anche la neve ha il suo pregio"
Così esclamò Nat, che avrebbe voluto scendere dalla slitta e fare capriole e scivolate sulla neve soffice.
"Non è questo lo scopo del nostro viaggio - replicò saggiamente Natale -dobbiamo affrettarci perché abbiamo ancora tante case da visitare"

Un elfo, con le ali di farfalla, udì questi discorsi e si complimentò con Natale.
Propose di accompagnarlo in una casetta dei dintorni dove qualcuno, nella sua solitudine temeva di essere stato dimenticato da tutti.
"Dovrai calarti dalla cappa del camino per non farti scoprire,
e lasciare lì i tuoi doni. Poi potrai osservare la gioia di chi li troverà con tanta sorpresa."

Babbo Natale sempre gioioso, non si fece ripeter l'invito e,
allegramente, saltò dentro il camino anche se era un po' stretto per lui.
Depose tanti doni quanti più poté e si fermò per osservare la scena del rinvenimento.
Ben presto un vecchietto, che non riusciva a dormire,
si avvicinò al camino per accendervi il fuoco (per fortuna era spento quando vi entrò Natale!).
Al vedere tutti quei pacchi di ogni forma colore, pensò ad uno scherzo o di avere le traveggole.
Prima di aprire i pacchi li rigirò tra le mani osservandoli da ogni parte.

Natale aveva scritto il suo nome su ciascuno, quindi il vecchietto capì che erano stati messi proprio per lui.
Credeva di sognare.
Mai aveva ricevuto tanti regali.
Quando li aprì non finiva di esclamare: OOOOOHHHHH!!
Un cappotto, un paio di pantaloni, un paio di scarpe,
un giaccone, una sciarpa e tante cose buone da mangiare.
Non era mai stato così felice e dimenticò la sua solitudine e la sua povertà.
Natale era più felice di lui e non si trattenne dal battere le mani per la gioia.
Così il vecchietto si accorse di lui e capì che anche i sogni, a volte, possono diventare realtà.

Babbo Natale, con il suo seguito, proseguì la sua strada per tutta la notte, mentre la luna sembrava festosa pure lei.

Le stelle brillavano in cielo, tutto era un sorriso e ognuno si sentiva più buono.
La notte trascorse così veloce che l'alba trovò ancora Natale e i suoi figli con i ragazzi in cammino. Presto però cercarono di scomparire per non lasciarsi scorgere dai mortali a cui tanto avevano dato con il loro amore.

domenica 5 dicembre 2010

LEGGENDA DI NATALE

Si avvicinava l'inverno e faceva molto freddo. Un uccellino, che aveva un'ala spezzata, non sapeva dove trovare rifugio.
"Forse gli alberi di quella foresta mi ripareranno durante l'inverno con le loro foglie" pensò il
poverino. E a piccoli salti e brevi voli si portò faticosamente fino all'inizio del bosco. Il primo albero che incontrò fu una betulla dal manto d'argento.
- Graziosa betulla, - implorò l'uccellino - vuoi lasciarmi vivere tra le tue fronde fino all'arrivo della buona stagione?
- Ne ho abbastanza di custodire le mie foglie. Vattene da un'altra parte!' rispose la betulla.
L'uccellino saltò fino a una maestosa quercia.
- Grande quercia, - invocò - permetti che io resti al riparo del tuo fogliame finché il tempo è
cattivo?'
- Se ti lasciassi tra le mie fronde, tu beccheresti tutte le mie ghiande. Vattene via di qua!' esclamò la quercia.
L'uccellino volò come meglio poté con la sua ala ferita, finché arrivò presso un bianco salice.
- Bel salice, mi ricevi sui tuoi rami durante la cattiva stagione?'
- No davvero! Io non alloggio mai degli sconosciuti!'.
Il povero piccolo non sapeva più a chi rivolgersi. Lo vide allora un abete e gli chiese:
- Dove vai, uccellino?
- Non lo so, - rispose - gli alberi non vogliono darmi rifugio e io non posso volare lontano con quest'ala spezzata.
- Vieni qui da me, poverino! - lo invitò il grande abete.
Una notte il vento del nord venne a giocare nella foresta. Sferzò le foglie col suo gelido soffio e ogni foglia toccata cadde a terra mulinando.
- Posso divertirmi con tutti gli alberi?
- domandò a suo padre, il re dei venti.
- No, - rispose il re.
- Quelli che sono stati buoni con i piccoli uccelli possono conservare le loro foglie'.
Così il vento del nord dovette lasciare tranquillo l'abete, che conservò le sue foglie tutto
l'inverno. E da allora è sempre avvenuto così.

martedì 30 novembre 2010

ARRIVA IL NATALE

...Arriva il Natale...

Sorrido all’inverno che
vestito di bianco sta
scendendo attraverso un
mantello di cielo grigio.
Come milioni di farfalle bianche
volteggia la neve adagiandosi sul
verde dei prati e dei boschi,
sulle case e sulle strade
affollate da bimbi incapucciati
con le prime slitte.
Le montagne davanti a me
possono riposare il sonno
sotto coperte color argento e il
silenzio viene rotto dal bramìto
del cervo sceso a valle.
Il vecchio albero accoglie tra i rami
la casetta
del mangime per gli uccellli
in libertà.

Ancora nessuno se ne è accorto,
il silenzio è assoluto.
Il solo pettirosso sta saltellando
giù dabbasso.
Tra poco, inizierà la ricca
festa di cento
piccoli con le ali.
...accendo le candele
sull'albero
...campanelli e colori
che corrono sul
manto bianco
...arriva il Natale...

domenica 14 novembre 2010

IL NATALE CHE VERRA'

NATALE 2010
Alberi innevati, luci colorate. Persino nel gelo di giornate troppo grigie e fredde, il cuore sa essere caldo, perché avverte l’avvolgente influsso di un’inconfondibile magia: l’incanto del Natale che s’avvicina.
E capita allora di regredire, di tornare un po’ bambini, di sentirsi emozionati quando ci si diverte ad addobbare l’albero e a fare il presepe.
In fondo, il Natale non è altro che una dolce, calda e vivace attesa, un’attesa che brilla di colori luminosi, e che spezza il gelo dell’inverno per ammantarlo di uno splendore senza uguali.

sabato 6 novembre 2010

La ragazza all'appuntamento

La ragazza all'appuntamento

ragazza.gifUna ragazza sta per andare al primo appuntamento. La mamma tutta preoccupata le dice:
- Senti, certe volte i ragazzi se ne approfittano, sono tutti dei maiali. Devi stare attenta. Se lui cerca di toccarti il seno devi dirgli "ci sono le spine che pungono!" e se cerca di toccarti tra le gambe digli "no, là c'è un forno che scotta!".
La figlia risponde di aver capito perfettamente e va all'appuntamento. Quando torna la mamma chiede com'è andata.
La figlia:
- Così, così. Lui voleva toccarmi il seno e io gli ho detto: "no, ci sono le spine che pungono!". Poi ha voluto toccarmi tra le gambe e io gli ho detto: "no, questo è un forno che scotta!". E allora lui mi ha chiesto di poter cucinare la sua salsiccia.
La mamma:
- E ... e ... e poi cosa è successo?
La figlia:
- "Ho scoperto che il mio forno non funziona, l'avrà cotta per quasi due ore, ma quando me l'ha fatta assaggiare era ancora cruda!"

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domenica 31 ottobre 2010

DUE DI PICCHE: RIFIUTO IN AMORE

Chi nella propria vita non ha mai ricevuto un due di picche o semplicemente un rifiuto?
Io ne ho ricevuto proprio uno oggi da una ragazza che mi ha fatto perdere la testa. Era il mio ultimo pensiero quando andavo a dormire, il mio primo pensiero al risveglio. Le giornate avevano un gusto diverso. Le farfalle che sentivi nello stomaco, l’adrenalina che scorreva nel corso, quei brividi che provavi quando ero vicino a lei. Quei castelli mentali che mi sono fatto ad ogni suo minimo segnale positivo. Qualsiasi cosa andava male eri felice pensando a lei. Lei che ti ha dato false speranze per poi dirti “non mi interessi per niente”. Una frase che ancora mi rimbomba dentro. Ricevere un rifiuto è un po’ come ricevere una dichiarazione al contrario. Come se ti dicesse “non vali nulla, sei sbagliato”. Se non sei convinto delle tue qualità e se non hai un livello abbastanza alto di autostima questa frase, questo attacco ti distrugge. Sono io che sono sbagliato? Perché non me ne va una giusta? Cosa ho fatto che non andava? Cosa potevo fare per… e iniziano a venirti in testa i se e i ma. La convinzione che era e poteva essere la ragazza giusta per me. Non è il primo che prendo, ma non sono capace di riderci sopra. In più mi è stato detto in un modo brusco, apprezzando comunque la sincerità della persona con quel “Non mi interessi affatto”. Sono sicuro che passerà col tempo ma ora sto male. La prossima volta non mi farò più avanti, se devo ricevere questi calci allora preferisco vivere nel rimorso. Come si reagisce a un fallimento di questo genere?

sabato 30 ottobre 2010

Attendo il tuo ritorno

Ti tengo stretta nei miei pensieri

Ti tengo qui vicino al cuore

stretta

abbracciata

come la terra il seme

ti tengo stretta

e attendo il tuo ritorno

il gelo ha bruciato tutto

attorno a me

ma ti tengo stretta

nel caldo di questa terra

mia

così che tu

al momento giusto

possa fiorire

attendo primavera

tra margherite in terra

e il gioioso volo di rondini

in cielo

attendo il tuo ritorno

col cuore che freme il tuo sorriso

ed il sospiro in gola

resto qui ad

attendere in tuo ritorno


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venerdì 29 ottobre 2010

ATOPOS

ATOPOS

Dalla sacra Bibbia il significato della parola "Atopos":
...fuori luogo, non adatto, sconveniente, inopportuno, improprio, cattivo, ingiusto, che reca disturbo, dannoso.
Il Socrate atopos descritto da Pierre Hadot:
particolarità e stravaganze del Socrate atopos descritto da Pierre Hadot, nell'ottica degli "esercizi spirituali".
Oggi, più che mai si ha bisogno di filosofia. La filosofia fa parte del nostro modo di pensare, di vivere, perché c'insegna a conoscere noi stessi: ecco il suo reale valore. Per troppo tempo l'abbiamo relegata sugli scaffali polverosi delle librerie, perché ritenuta un insieme di tediose dottrine da studiare solo in ambienti accademici e dimenticare quando possibile.


giovedì 28 ottobre 2010

BISOGNO D'AMORE

Non ho bisogno di denaro. Ho bisogno di sentimenti, di parole, di parole scelte sapientemente, di fiori detti pensieri, di rose dette presenze, di sogni che abitino gli alberi, di canzoni che facciano danzare le statue, di stelle che mormorino all' orecchio degli amanti. Ho bisogno di poesia, questa magia che brucia la pesantezza delle parole, che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.

mercoledì 27 ottobre 2010

BELLISSIMA

Mi manchi, bellissima, non sai quanto!
E' bello pensarti, ma ti vorrei accanto.
Mi basta guardarti per amar la vita
e la vita sei tu, per me ... emozione infinita.

Mi manchi, e non so neanch'io chi ormai sono,
ringrazio Chi m'ha offerto il dono
dei tuoi vivi occhi, del tuo dolce cuore
che mai batterà per me, mio splendido fiore.

Mi manchi e dirai: "Ma tu sei matto.....
come posso io mancarti, a te che hai già tanto?!"
E' vero, hai ragione, è certo molto
quel che ho dalla vita, non hai torto.

Però mi manca un raggio del tuo sole,
che illumini la vita e scaldi 'sto mio cuore.
E non riesco mai a trovare le parole,
per dirti, ogni momento, tutto il mio amore.

Mi manchi e non puoi saper come mi sento,
quando non ti vedo per me è un tormento:
come se al mattino mancasse l'aurora,
ma tu non mi vuoi ... ed io aspetto ancora.

Ancora inutilmente, lo so, aspetterò,
così come per sempre, in silenzio, ti amerò.

Bellissima .....

La vostra gioia Signore è con me!

Se amo, chi sono io

Se amo, io posso cantare.

Se amo, la mia vita è al sicuro.

Se amo, non manca niente.

Amore, amore, amore!

Se ti amo ...

La vostra gioia Signore è con me!


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martedì 26 ottobre 2010

SINCERITA'

Sapete che cosa significa sincerità? Conoscete una persona sincera in voi? Se siamo sinceri con gli altri, siamo sinceri anche per noi stessi, significa non mentire, anche quando abbiamo sbagliato. Ma spesso cerchiamo di imboscare tutto, nella bugia credendo di superare il tutto. Non è così come pensate, tenersi le bugie dentro, è come riempire un bicchiere pieno che non si svuota mai, ma che soffre sempre. Provate oggi, a prendere le vostre responsabilità, dicendo: " si è vero ho errato in questo". No! No! Non sono io che ho fatto questo, è stato lui! Non solo bugie sappiamo dire, ma incolpare anche il nostro fratello che c'è di fronte. Il male che facciamo ricordiamoci, torna indietro, e non diamo la colpa a qualcun'altro, o come sempre a Dio che non ci realizza. Ci attiriamo sempre il male, pensateci e riflettete su quello che fate. Provate ad agire dopo aver girato intorno ad un albero per dieci volte, ma siate sinceri con voi stessi e con gli altri. Vi realizzerete, nei vostri sogni e desideri, quando sappiamo crescere in questo, nella purà vera sincerità, provate, e mi direte mi sento meglio ora è vero, qualcosa ho tolto in me che non andava. Eliminare tutto quello che non va bene, significa amare se stessi e entrare in armonia con la vita e gli altri. Non fate agli altri quello che non volete che vi sia fatto a voi. Dio non mente mai!


lunedì 25 ottobre 2010

FEDELTA' DI COPPIA

Sono lontanissimi i tempi in cui la coppia, più o meno sinceramente, stava insieme per amore. La fedeltà al partner? Oggi sembra non andare più di moda: maschi e femmine si danno alla pazza gioia e nel Belpaese le corna spuntano come funghi; purtroppo sono sempre più numerose le persone che se le ritrovano sulla testa. Stando alle ultime statistiche due maschietti su tre (il 70% degli italiani, dati Asper), vorrebbero tradire la propria donna (moglie, fidanzata o convivente che sia) o lo hanno già fatto. In particolare le signore che volessero evitare corna in quantità industriale non sposino agenti di commercio, medici o attori: mestieri che consentono facili evasioni e l’occasione, si sa, fa l’uomo cornificatore. Se poi il marito è un pezzo grossissimo di una multinazionale, si rassegnino, secondo la statistica per i grandi manager la fedeltà coniugale è un optional.

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STORIA D'AMORE

La storia d’amore più bella e´ quella che ti ritrovi inaspettata.

quella che ti fa sorridere con malinconia e ti lascia lo stomaco chiuso.

Quella che dopo ore di conversazione ed un bacio non vorresti altro che fermare il tempo.

Dove resti ammaliato ad ogni parola e ad ogni sguardo del tuo uomo che ami…

dove cerchi i suoi occhi mentre fai l’amore.

E dove il suo odore ti resta sulla pelle, sui capelli, sulle labbra, sul viso, ti resta nell’anima.

Ti resta ovunque ti abbia sfiorato.

La storia d’amore più bella e´ quella che ti porta lontano.

Ti scalda le mani d’inverno.

E non ti lascia rimpianti e compromessi.

E´quelle che ti fa vivere quelle poche ore milioni di volte,

ti fa ripensare alle sue parole.

La storie d’amore più bella e´ quelle che ti mette in discussione e ti fa perdere limiti e confini.

Quella che ti cambia anche dentro senza volerlo e senza saperlo.

Che ti porti dentro per lungo tempo, ma senza che siano un peso.

La storia d’amore più bella e´ quelle che ti fa fermare a scrivere che cos’è una bellissima storia d’amore.

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sabato 23 ottobre 2010

La leggenda di Halloween



La leggenda di Halloween ha origine in Irlanda, dove si dice vivesse un certo Jack O'Lantern, un tipo un po' losco e molto furbo. Una sera, era il 31 di ottobre, il Diavolo lo avvicino' e gli propose di vendergli la sua anima. Jack chiese in cambio di bere un ultimo bicchiere, ma al momento di pagare chiese al Diavolo di trasformarsi in moneta perché potesse saldare la consumazione. Il Diavolo si trasformo' in moneta e il furbo Jack lo nascose in un portafogli con una bella croce ricamata sul davanti. Il Diavolo, così imprigionato dovette rinunciare all'anima di Jack e gli concesse un altro anno di vita.
L'anno seguente, sempre il 31 ottobre, il Diavolo torno' a reclamare l'anima di Jack. Jack, furbissimo, gli propose una scommessa: sarebbe stato capace di farlo salire su un albero e non farlo piu' scendere. Il Diacvolo accetto', salì sull'albero e immediatamente Jack segno' la corteccia con una croce. COsì il DIvalo non poteva piu' scendere.
Così contratto' con il Diavolo la liberta' della sua anima per sempre.
Ma poco dopo Jack mori' e finì all'Inferno dove incontro' il Diavolo che, ricordando le beffe subite, non volle farlo entrare. Acconsenti'ad un'unica concessione, gli diede una torcia per illuminare la strada dell'oblio.
Jack, per non farla spegnere la mise in una rapa scavata.
Perché allora ad Halloween si illuminano le zucche?
Semplicemente perché gli immigrati irlandesi che si trasferirono in America si portarono dietro le loro tradizioni. Tuttavia in America era difficile trovare rape, pertanto scelsero di illuminare le zucche, che in quel luogo abbondavano.

martedì 10 agosto 2010

Notte di San Lorenzo, piovono stelle cadenti

Anche quest’anno è arrivata la notte di San Lorenzo: da questa notte saremo in molti col naso all’insù per vedere il meraviglioso spettacolo delle stelle cadenti e per esprimere i nostri desideri. E quest’anno, complice anche la Luna che non è ancora al primo quarto, la visione sarà ancora più bella. La notte più favorevole sarà però il 12 agosto quando un grandissimo numero di stelle lasceranno la loro lunga scia nel cielo.
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giovedì 20 maggio 2010

T'ho amata Donna

T'ho amata in ogni tua cellula, t'ho amata nel buio del tuo ventre, t'ho amata nell'umido delle tue carni, t'ho amata nelle onde del tuo seno, t'ho amata col mio corpo nel tuo nel mio sangue pulsante sul tuo petto con le mie braccia nelle tue gambe, t'ho amata allo spuntar del giorno al calar della sera nella notte profonda, t'ho amata sulle fresche lenzuola tra i gelidi castagni t'ho amata e t'amo nel tempo che attendo confuso nello spazio che ci divide. T'amo Donna e t'amerò per sempre per la tua fantasia, la dolcezza, l'allegria, per l'infinita follia che riempi la mia vita di bellezza, la tua, Donna.
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mercoledì 3 febbraio 2010

TANTO PER SORRIDERE

Marito preparato!!!

La sera, prevedendo che sarebbe stato ancora una volta evitato dalla moglie, il marito ebbe un’idea. Entrò nel bagno, si fece la doccia lentamente e dopo andò in camera nudo. Vedendo il marito nudo e profumato, la moglie lasciò cadere la rivista che stava leggendo e gli disse: “Scusa amore mio, ho un terribile mal di testa!”. In quel momento notò che il pene del marito era tutto coperto di una polvere bianca. Sorpresa, gli domanda: “Cos’è quello amore mio?”
E lui gli rispose: “ASPIRINA IN POLVERE, mia cara.
La vuoi prendere per via orale o per supposta?”
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venerdì 1 gennaio 2010

BUON ANNO 2010

‘E femmene so’ comme è stelleSi te pierde l’he ‘a guardàCe ne stanno a mille a millePeccerelle, so’ scintilleCa pazzeano mmiezo ‘o ffuoco
E pircio’ n’ ‘e ppuo’ acchiappa’Si ll’affierre ‘e ffaie stutàLass’ è stà lass è vulaPò te cuoce, te faje maleE cù cchi t’à vuò piglià ?
Si sapisse comme é belloA vedè sti lampetelleCa se specchiano int’all’uocchieè chi è ssape accarezzà
una è lloro é ‘a stella miapecché quanno ‘a notte è scurae stu core s’appaurapare comme si ‘a sentesseche me dice;” Aize ‘a capa, siente addore ?Guarda ‘ncielo e staje sicuro,tanto io stongo sempe ccà ! “
di Vincenzo Salemme
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